Tutte le donne si allevano dall'infanzia nella credenza che l'ideale del loro carattere è l'antitesi di quello dell'uomo: esse sono educate a non volere da sè medesime, a non condursi dietro la volontà loro, ma a sottomettersi e cedere all'altrui. Ci si dice, in nome della morale che il dovere della donna è di vivere per gli altri, ed in nome del sentimento che la natura lo vuole: s'intende ch'ella faccia abnegazione completa di sè stessa, ch'ella non viva che dei suoi affetti, cioè dei soli affetti che le si permettono dall'uomo al quale è unita, o dai figli che costituiscono fra lei e l'uomo un vincolo novello ed irrevocabile. Che se noi poniamo mente dapprima alla spontanea attrazione che avvicina i due sessi, e poscia alla totale sottomissione della donna all'autorità del marito, dalla grazia del quale ella tutto aspetta, piaceri ed onori, e finalmente alla impossibilità nella quale si trova di cercare e di ottenere l'obietto primario delle umani aspirazioni, l'estimazione, non che tutti gli altri beni sociali, altrimenti che pel tramite di lui, noi ci capacitiamo bentosto, che sarebbe d'uopo di un miracolo, perchè il desiderio di piacere all'uomo non divenisse nell'educazione e nella formazione del carattere della donna una specie di stella polare. Una volta possessori di questo poderoso mezzo d'influenza sullo spirito delle donne, gli uomini se ne sono serviti con un egoismo istintivo, come del mezzo supremo di tenerle soggette. Essi insegnano loro essere la debolezza, l'abnegazione, l'abdicazione di tutte le loro volontà nelle mani dell'uomo come l'essenza il segreto della seduzione femminile.
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