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      Lo Zio Tom, sotto il suo primo padrone aveva la sua famiglia in sua casa, quanto un operaio che lavora al di fuori può avere nel suo domicilio; non è altrettanto della sposa. Anzitutto; una donna schiava gode d'un diritto riconosciuto (nei paesi cristiani) v'è anzi per lei un dovere morale di negare i suoi ultimi favori al suo padrone: non è così della sposa; per quanto brutale e tiranno sia l'uomo al quale è incatenata, benchè se ne sappia odiata, ch'egli goda di torturarla di continuo, sebbene ella non possa assolutamente vincere una profonda avversione per lui, questo brutale può esigere da lei ch'ella si sottoponga all'ultima degradazione alla quale un essere umano possa discendere, forzandola a farsi suo malgrado lo strumento di una funzione animale. Se non che mentre ella è soggetta colla sua persona alla peggiore delle schiavitù, qual è la sua posizione verso i figli, oggetti di comune interesse per lei e pel suo padrone? In legge i figli sono del marito: egli solo ha sopra di loro dei dritti legali: ella non può far nulla per essi, nè intorno ad essi, senza esservi delegata dal marito; e perfino dopo la morte del marito, la donna non è la custode legale dei suoi figli, a meno ch'egli non l'abbia espressamente designata; egli poteva separarli da lei, impedirle di vederli, vietarle di corrispondere con essi, fino ad un'epoca recente in cui questo potere fu ristretto dalla legge. Ecco lo stato giuridico della donna, ella non ha mezzo di sottrarvisi: se ella abbandona il marito, ella non può portar nulla con lei, nè i suoi figli, nè alcuna cosa che sia pure di sua legittima proprietà: s'egli lo vuole, può in nome della legge costringerla a ritornare, può impiegare perciò la forza fisica, o limitarsi ad impadronirsi, per proprio uso e consumo, di tutto quello che ella può guadagnare o che le può essere fornito dai suoi parenti.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





Zio Tom