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      La decisione reale degli affari dipenderà sempre, come ora stesso dipende, dalle attitudini relative, qualunque sia il depositario dell'autorità. Perciò solo che il marito è d'ordinario più attempato della moglie, egli avrà più sovente la preponderanza, almeno, finchè giungano l'uno e l'altra a quell'epoca della vita nella quale la differenza degli anni non ha più nessuna importanza. Vi sarà poi sempre ancora una voce preponderante dal lato, qual ch'esso sia, che fornisce i mezzi di sussistenza. La disuguaglianza prodotta da questa cagione non dipenderebbe allora più dalla legge del matrimonio ma dalle condizioni generali della società umana, qual è al presente costituita. Una superiorità mentale dovuta al complesso delle facoltà, od a cognizioni speciali, una decisione di carattere più marcata, devono necessariamente avere grande influenza. Le cose camminano già oggi di questo passo, e questo fatto prova, quanto siano poco fondati i timori che non possano in modo soddisfacente dividersi i poteri e le responsabilità degli associati negli affari. Le parti s'intendono sempre in questa divisione, eccettuato nel caso in cui il matrimonio è un affare fallito.
      Nella pratica non si vede il potere tutto da una banda e l'obbedienza tutta dall'altra, se non in quelle unioni che sono l'effetto di un errore completo e nelle quali sarebbe una benedizione per ambo le parti l'essere sgravate dal loro fardello. Si verrà a dirmi, che ciò che rende possibile un accomodamento si è che l'una parte tiene in riserva il potere di usare l'autorità e che l'altra lo sa; in quel modo che si si sottomette ad una decisione d'arbitri perchè si vede loro dietro le spalle una corte di giustizia che può forzare ad accettarla.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161