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      Desse non son fatte che per vivere sole, e nessuna creatura vivente dovrebbe essere costretta ad associare la sua vita alla loro. Se non che, invece di rendere rari questi caratteri, fra le donne, la subordinazione legale in cui vivono tende piuttosto a renderli frequenti. Se l'uomo pone in atto tutto il suo potere legale, la donna vi soccombe, ma se è trattata con indulgenza, se le si permette di afferrare il potere, niuno può porre un confine alle di lei usurpazioni. La legge non determina i suoi diritti; essa non gliene dà nessuno in principio, e l'autorizza quindi ad estenderli quanto può di fatto.
      L'eguaglianza legale dei coniugati non è solamente l'unico mezzo pel quale i loro rapporti possano armonizzarsi secondo giustizia, e formare la loro felicità; non v'è eziandio altro modo di fare della vita quotidiana una scuola di educazione morale nel senso più elevato. Parecchie generazioni passeranno ancora forse, prima che questa verità sia generalmente ammessa, ma non è men vero, che la sola scuola del vero sentimento morale è la società fra eguali. L'educazione morale della società si è fatta fino ad oggi colla legge della forza, e non si è guari informata che alle relazioni create dalla forza. Nelle società degli stati meno avanzati, non si conoscono relazioni fra eguali; un eguale è un nemico. La società è dall'alto al basso una interminabile catena, o meglio una scala, sulla quale ciascun individuo è al disopra od al disotto del suo più prossimo vicino; dappertutto dove non comanda gli è giuoco-forza obbedire.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161