Tutti i precetti morali in uso oggidì, contemplano principalmente i rapporti di padrone e servo. Eppure il comando e l'obbedienza non sono che disgraziate necessità della vita umana; lo stato normale della società è l'eguaglianza. Già a quest'ora nella vita moderna, e sempre più, mano mano che s'innoltra nella via del progresso, il comando e l'obbedienza divengono fatti eccezionali. L'associazione sul piede d'eguaglianza è la regola generale. La morale dei primi secoli si basava sull'obbligo di sottomettersi alla forza, più tardi ella si è basata sul diritto del debole alla tolleranza ed alla protezione del forte. Fino a quando una forma di società si accontenterà dessa della morale che conveniva ad un'altra? Abbiamo avuto la morale della servitù; abbiamo avuto la morale della cavalleria e della generosità; la volta della morale della giustizia è venuta. Dovunque la società ha camminato verso l'eguaglianza, nei primi tempi, la giustizia ha affermato i suoi diritti a servir di base alla virtù. Vedete le repubbliche libere dell'antichità. Ma nelle migliori pur anco l'eguaglianza non si estendeva che ai liberi cittadini: le donne, gli schiavi, i residenti non investiti del diritto di città erano retti dalla legge della forza. La doppia influenza della civiltà romana e del cristianesimo cancellò queste distinzioni, ed in teoria, se non del tutto in pratica, proclamò che i dritti dell'essere umano sono superiori ai diritti di sesso, di classe e di posizione sociale. Le barriere che cominciarono ad abbassarsi furono risollevate dalla conquista dei barbari; e tutta la società moderna non è che una serie di sforzi per demolirle.
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