Noi entriamo in un ordine di cose in cui la giustizia sarà di nuovo la prima virtù, fondata come prima sull'associazione delle persone eguali unite dalla simpatia, associazione che non avrà più la sua sorgente nell'istinto della conservazione personale, ma in una simpatia illuminata, dalla quale niuno sarà più escluso, ma nella quale tutti saranno ammessi sul piede d'eguaglianza. Non è cosa nuova che l'umanità non preveda le proprie trasformazioni, e non s'accorga che i suoi sentimenti convengono al passato e non al futuro. Vedere l'avvenire della specie è stato sempre privilegio di pochi eletti fra gli uomini colti, o di quelli che da loro furono ammaestrati. Sentire come le generazioni dell'avvenire, ecco ciò che fa la superiorità e d'ordinario il martirio di una eletta ancor meno numerosa. Le istituzioni, i libri, l'educazione, la società, tutto prepara gli uomini per l'antico regime, lungo tempo dopo che il nuovo è già comparso; a più forte ragione quando non è per anco venuto. Ma la vera virtù degli esseri umani è l'attitudine a vivere insieme siccome eguali, senza reclamare per sè cosa alcuna che non sia parimente accordata ad ogni altro; a considerare il comando, qual che ne sia la natura come una necessità eccezionale, ed in tutti i casi, temporaria; a preferire possibilmente la società di quelli fra i quali il comando e l'obbedienza si esercitano alternamente e per turno. Nella vita tal quale è costituita nulla coltiva queste virtù esercitandole. La famiglia è una scuola di dispot
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