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      Tutto il peggio che potrebbe capitare sarebbe che vi fossero meno donne che uomini in questi impieghi: il che avverrebbe in ogni caso, perchè la massima parte delle donne preferirebbe probabilmente sempre la sola funzione che niuno potrebbe loro contendere. Ora il detrattore più accanito delle donne non si arrischierà di negare che se all'esperienza del presente si aggiunge quella del passato, le donne, non in piccolo, ma in gran numero, si siano mostrate capaci di fare tutto quel che fanno gli uomini, senza alcuna eccezione forse e di farlo con successo completo. Tutto quel che si può trovare a ridire si è che v'hanno delle cose nelle quali esse non han riescito tanto bene quanto certi uomini, che ve n'hanno molte nelle quali non hanno ottenuto il primo rango: ma ve n'ha assai poche, di quelle che dipendono soltanto dalle facoltà intellettuali, nelle quali esse non abbiano raggiunto il secondo rango. Non è questo sufficiente, non è troppo, per provare che la è una tirannia per le donne ed un danno per la
      società il vietar loro di concorrere cogli uomini per l'esercizio di queste funzioni? Non si sa egli forse da ognuno che queste funzioni sono sovente occupate da uomini assai meno atti a disimpegnarle di molte donne? E forse che questo non accade in tutte le gare? V'è egli tanta copia d'uomini atti alle alte funzioni, perchè la società sia in diritto di rigettare i servigi di un soggetto competente? Siamo noi così sicuri di trovare sempre alla mano un uomo atto a tutte le funzioni sociali importanti che rimanessero vacanti, perchè non vi sia niente da perdere nel colpire d'incapacità la metà dell'umana specie, ricusando anticipatamente di tener conto delle sue facoltà, per quanto distinte esser possano?


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161