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      Se non si potesse votare per un membro del parlamento se non alla condizione di avere le qualità che deve possedere un candidato, il governo sarebbe un oligarchia ben ristretta. Il diritto di una voce sulla scelta della persona dalla quale si dev'essere governati è un'arma di protezione che non dev'essere rifiutata a nessuno di quelli stessi che sono i meno atti ad esercitare le funzioni governative. È presumibile che le donne sono atte a far questa scelta, dacchè la legge gliene dà loro il diritto nel caso più grave per esse. La legge permette alla donna di scegliere l'uomo che deve governarla fino alla morte, e suppone sempre che questa scelta è fatta volontariamente. Nel caso d'elezione per le pubbliche funzioni, tocca alla legge a circondare l'esercizio del diritto di suffragio, di tutte le guarentigie e restrizioni necessarie: ma qual che esse siano queste guarentigie non ne occorrono di più per le donne che per gli uomini. Qualch'esse siano le condizioni e le restrizioni, sotto le quali gli uomini sono ammessi a prender parte al suffragio non v'è ombra di ragione per non ammettervi le donne alle stesse condizioni. La maggioranza delle donne di una data classe non differirebbe probabilmente dall'opinione della maggioranza degli uomini della stessa classe, a meno che la questione non volgesse sugli interessi stessi del suo sesso, nel qual caso esse avrebbero bisogno del diritto di suffragio, come dell'unica guarentigia che i loro reclami verranno esaminati con giustizia.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161