Nessuna legge vieta alle donne di scrivere i drammi di Shakespeare, nè le opere di Mozart; ma la regina Elisabetta e la regina Vittoria, se non avessero ereditato il trono, non avrebbero potuto ricevere la più infima funzione politica, e tuttavia la prima si è mostrata all'altezza delle più elevate.
Se l'esperienza prova qualche cosa, all'infuori da ogni analisi psicologica, si è che le cose, che le donne non sono ammesse a fare sono quelle appunto per le quali esse hanno una particolare attitudine, poichè la loro vocazione per il governo si è fatta luce ed ha brillato nelle rare circostanze che furono loro date, mentre che nelle vie gloriose, che loro erano aperte apparentemente, esse sono lungi d'aver brillato con pari splendore. La storia ci mostra un piccol numero di regine comparativamente al numero dei re, ed ancora in questo piccol numero, la proporzione delle donne che mostrarono i talenti del governo è assai più grande, benchè parecchie abbiano occupato il trono in circostanze difficili. È da por mente altresì ch'esse si sono sovente distinte per le qualità le più opposte al tipo convenzionale ed imaginario che si attribuisce al loro sesso: esse furono rimarchevoli tanto per la fermezza ed il vigore che hanno impresso al loro governo, quanto per la loro intelligenza. Laddove alle regine ed alle imperatrici, aggiungiamo le reggenti e governatrici delle provincie, la serie delle donne che hanno brillantemente governato gli uomini diventa lunghissima. Questo fatto è così incontestabile, che, per rispondere all'argomento ostile al principio stabilito, si è ricorso ad un insulto nuovo, e si è detto che, se le regine valgono meglio dei re, è perchè sotto i re le donne governano, mentre sotto le regine governano gli uomini.
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