Pagina (119/161)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Forsechè le occupazioni di una donna e sopratutto quelle ch'ella sceglie volontariamente sono riguardate come scuse che dispensino dai doveri di società? È molto se i loro doveri più necessarii e più riconosciuti vi riescono. Non ci vuol meno di una malattia nella famiglia, od altra cosa straordinaria per autorizzarle a far passare i suoi affari avanti ai piaceri altrui. La donna è sempre agli ordini di qualcheduno ed in generale di tutti. Se ella attende ad uno studio, è d'uopo ch'ella vi consacri i brevi istanti ch'ella ha la fortuna d'afferrare al volo. Una donna illustre nota in un libro, che sarà un giorno pubblicato, lo spero, che tutto quel che la donna fa, lo fa a tempo perso. È egli dunque a meravigliare ch'ella non giunga al più alto grado di perfezione nelle cose che richieggono un'attenzione sostenuta, e delle quali bisogna fare il primario interesse della vita? La filosofia è l'una di queste cose, l'arte lo è del pari, l'arte sopratutto, la quale esige che le si consacri non solo tutti i pensieri e tutti i sentimenti, ma ancora che si addestri la mano con esercizio continuato per aquistare una valentia superiore.
      V'è un'altra considerazione da aggiungere. Nelle diverse arti e nelle varie occupazioni dello spirito, v'ha un grado di forza che bisogna raggiungere per vivere dell'arte: ve n'ha uno superiore al quale bisogna salire per creare le opere che immortalizzano un nome. Quelli che entrano in una carriera hanno tutti motivi sufficienti per arrivare al primo: l'altro è difficilmente raggiunto dalle persone che non hanno, o che non hanno avuto in un momento di loro vita, un ardente desiderio di celebrità. D'ordinario, non ci vuol meno di questo stimolo per far intraprendere e sostenere la dura fatica che debbono necessariamente imporsi le persone meglio dotate per innalzarsi ad un grado elevato, in generi in cui possediamo tante belle opere dei genii più grandi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161