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      Gli uomini non sono avvezzi dall'infanzia a vedersi in possesso di distinzioni che essi non han meritato, senza cavarne motivo d'inorgoglire. Coloro che possessori di privilegi ch'essi non han meritati, sentono che il loro valore non è all'altezza di questi privilegi e ne divengono più umili sono pochi, e non debbono cercarsi che fra i migliori. Gli altri sono tronfii d'orgoglio e della peggiore specie d'orgoglio, che consiste nello stimarsi non per azioni proprie, ma per vantaggi dovuti all'azzardo. Quelli il cui carattere è tenero e coscienzioso, sentendosi innalzati al disopra di tutto un sesso ed investiti dell'autorità sopra uno dei suoi membri, imparano l'arte dei riguardi attenti ed affettuosi, ma per gli altri questa autorità non è che un'accademia, un collegio ove imparano ad essere insopportabili ed impertinenti; forse la certezza di incontrare della resistenza presso gli altri uomini loro eguali nelle relazioni della vita, fa sì ch'essi padroneggino i loro vizii, ma essi lascieranno loro briglia sciolta sopra quelli che, per loro posizione sono costretti a tollerarli, e si vendicheranno spesso sopra un'infelice donna della involontaria costrizione che devono imporsi, dappertutto altrove. L'esempio e l'educazione che dà ai sentimenti della vita domestica basata sopra relazioni in contraddizione coi primi principi della giustizia sociale debbono, in virtù della stessa natura dell'uomo esercitare un'influenza demoralizzatrice così grande che, appena si può colla nostra attuale esperienza esaltarsi l'imaginazione al punto di concepire l'immensità dei beneficii che l'umanità raccoglierebbe dalla soppressione dell'ineguaglianza dei sessi.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161