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      Tutto quel che l'educazione e la civilizzazione fanno per distruggere l'influenza della legge della forza sul carattere, e sostituirvi quella della giustizia, non passerà oltre la superficie fino a che la cittadella del nemico non sarà attaccata. Il principio del movimento moderno in morale ed in politica, si è che la condotta e la sola condotta dà dritto al rispetto; che ciò che l'uomo fa, non quel che è, costituisce il suo diritto alla deferenza altrui, e sopratutto che il merito, non la nascita, è il solo titolo legittimo all'esercizio del potere e dell'autorità. Se una persona umana non avesse sull'altra un'autorità che non fosse d'indole sua temporaria, la società non passerebbe mica il suo tempo ad accarezzare con una mano delle tendenze che deve reprimere coll'altra: per la prima volta dacchè l'uomo è sulla terra, il fanciullo sarebbe addestrato a camminare nella via nella quale deve inoltrare, e fatto adulto, vi sarebbe una probabilità che non l'abbandonasse. Ma finchè il dritto del forte sul debole, regnerà nel cuore stesso della società, si avrà a lottare con dolorosi sforzi per far basare le relazioni umane sul principio che il debole ha i diritti stessi del forte, e la legge della giustizia, che è quella ancora del cristianesimo, non regnerà mai pienamente sui sentimenti dell'uomo; essi lavoreranno contro di lei, anche allora che si inchineranno davanti a lei.
      Il secondo beneficio, che si può aspettare dalla libertà che si darà alle donne di usare delle loro facoltà, lasciando loro la libera scelta della maniera d'impiegarle, aprendo loro lo stesso campo d'occupazione e proponendo loro gli stessi premi ed incoraggiamenti che agli uomini sarebbe di raddoppiare la somma delle facoltà intellettuali che l'umanità avrebbe al suo servizio.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161