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      L'attual numero di persone atte a fare il bene dell'umanità ed a promuovere il generale progresso pel pubblico insegnamento, per l'amministrazione di qualche ramo della cosa pubblica o sociale, sarebbe allora raddoppiato. La capacità di spirito in tutti i generi è ora dappertutto talmente al di sotto della ricerca, v'è tal penuria di persone atte a fare perfettamente tutto ciò che esige una notevole capacità, che il mondo fa una perdita estremamente seria, ricusando di usare di una metà della totalità dei talenti che possiede. È vero che questa metà non è completamente perduta. Una gran parte è impiegata e lo sarebbe sempre al governo della casa, e ad altre occupazioni attualmente aperte alle donne, il resto costituisce un beneficio indiretto che si trova in molti casi, nell'influenza personale di una donna su un uomo. Ma questi profitti sono eccezionali, la portata ne è estremamente limitata, e se bisogna da una parte portarli a deduzione della somma di potenza nuova che il mondo acquisterebbe per la liberazione di una metà dell'intelligenza umana, è d'uopo aggiungere dall'altra parte il beneficio di uno stimolante che sarebbe applicato allo spirito dell'uomo per la competizione, o per servirmi di un'espressione più vera, per la necessità che gli sarebbe imposta di meritare il primo rango prima di ottenerlo. Questo grande aumento del potere intellettuale della specie, e della somma di intelligenze disponibili per la buona gestione delli affari, risulterebbe in parte dall'educazione migliore e più completa delle facoltà intellettuali delle donne che si perfezionerebbero pari passu con quelle dell'uomo; il che renderebbe le donne tanto capaci di comprendere gli affari, la politica, e le alte questioni di filosofia, quanto gli uomini della stessa posizione sociale.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161