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      Al fianco gli pendono una spada romana, corta, dall'impugnatura di ebano ed avorio, ed un magnifico pugnale.
      Il cavallo è di rara bellezza; uno di quei cavalli grigi, come sono grigie le rocce del deserto, che gli sceicchi arabi, gl'ismaeliti, allevano nella penisola sinaitica ed al di là del breve mare, nelle regioni asiatiche, e vengono importati rare volte nell'Africa; un cavallo prezioso, che sarà stato pagato certo il prezzo di venti cammelli o di cento asine; un cavallo tutto fuoco, dall'occhio sagace e dalle narici di corallo.
      L'uomo è stanco, sfinito, non ne può più. Il sudore non ne imperla più la fronte, perchè il suo corpo è privo di umor; la bocca spalancata è secca ed arida la lingua; è da trent'ore a cavallo e da venti che non beve; la testa gli arde, i pensieri gli si confondono; non ne può più. Arrestarsi? Non può; non deve! Avanti a lui è la vita, perchè può trovare dell'acqua e conservare la libertà. Dietro di lui c'è una schiavitù, ben peggiore della morte.
      Avanti, mio Veloce! avanti. Egli stimola il fido destriero, lo sprona con certe spine di argento che ha ai calzari, gli flagella il ventre, gli apre ferite, lo fa sanguinare. Il cavallo spiega la sua maggior velocità, ma questa è così poca; perchè è stanco, è tanto stanco. È da una settimana che non riposa; è da due giorni che non beve; eppoi il nobile destriero non è avvezzo alla vita del deserto, alla sabbia.
      Avanti, Veloce, avanti!
      Il cavallo, spronato(2) dalla voce supplichevole del padrone, intende le proprie forze, tutte; ma non può, non può più, ed il suo passo è così lento, così lento.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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