Egli era in mezzo a quegli schiavi, che maledivano il loro rio destino, auspicavano la rovina di Roma, un novello incendio che l'avesse distrutta tutta nè si fosse arrestato avanti a nessun quartiere, e che coi palazzi e coi templi, avesse incenerito anche Nerone e tutto quel popolo borioso, sanguinario, dominatore, avido di sangue e di morte.
Fra tutti quei malcontenti si aggiravano alcuni prigionieri, catturati di fresco, accusati di appiccato incendio, condannati a comparire nei prossimi giochi nel circo ed a servire colà di pasto alle fiere; prigionieri in buona parte di alto lignaggio, di nobilissime famiglie.
Gl'incendiari di Roma! Gli schiavi guardavano ammirati quegli audaci, che avevano osato appiccare l'incendio alla capitale del mondo e Ramsette si fece loro giulivo incontro, tese loro le mani incatenate e inneggiò agli audaci. Quelli sì erano uomini. Aver osato mettere l'accetta alla radice, e dare fuoco alla città!
O l'odio, l'odio grande che essi dovevano portare a Roma! Averla incendiata!
Qual delusione invece! Quella gente si protestava innocente; insegnava che bisognava rispettare Cesare anche se era Nerone; che si doveva ubbidire alle autorità e sottostare anche a ingiuste sentenze; insegnava la pazienza, la compassione, la rassegnazione, la misericordia, il perdono. Erano così simili al vecchio che lo aveva avvicinato nella nave.....
Sentì nausea di loro, del loro atteggiamento, delle loro parole; una nausea tanto più grande quanto erano più intense le sue aspettative e maggiore la delusione provata.
| |
Roma Nerone Roma Ramsette Roma Cesare Nerone
|