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      - A te!
      Lo conducono all'uscio; questo si apre, ed egli vede sorpreso, colpito, meravigliato, l'infinita estensione del circo, la gigantesca elisse, dalle innumerevoli gradinate di legno, sulle quali si agita una folla mai ferma, che brulica, grida, si contorce, batte le mani, chiede morte, sangue, vuole vedere morti, molti morti.
      Vede la loggia imperiale; vede Nerone, pingue, miope, dagli occhi lippi, che si contorce dalle risa: un volto volgare, sul quale lo stravizio ha impresso le sue orme; vede i crocefissi, che si contorcono fra gli spasimi dell'agonia; vede fiere che si avvicinano in piccoli, eleganti balzi alle vittime, avide di sbranarle; vede corpi umani nell'arena, mutilati, sbranati; fiuta l'acre odore del sangue, e sopra il suo capo si estende l'azzurra volta del cielo, cosė bella, cosė bella, quasi cosė bella come nel suo deserto. Sente una nostalgia infinita della sua Africa, del suo deserto, della sua patria lontana; un dolore infinito di morire in terra straniera.
      Lo spingono sulla sabbia.
      In quel momento una pantera ha raggiunto un giovanetto biancovestito, che se ne stava inginocchiato in mezzo al circo, colle braccia tese a modo di croce, e col bell'occhio elevato verso il cielo; un fanciullo, che aspetta estatico, giulivo la morte.
      La fiera lo addenta al collo. Egli ode lo scricchiolare delle ossa.
      - Gesų! esclama il fanciullo, e poi cade a terra.
      Egli č giunto in mezzo al circo; si mette sulla difesa; brandisce la breve spada; vuole lottare col leone che lo avvicina, lo guarda coi suoi occhi astuti, si flagella colla coda i fianchi, lo osserva, quasi coll'aria di un buongustaio, preda sicura.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





Nerone Africa