Certamente, certamente......
Quel terribile sogno. Ed aveva durato così a lungo; egli aveva vissuto molti mesi, anzi anni nello stato obbrobrioso di schiavitù, condannato alla morte; ed invece il sogno aveva durato.....
- Puer! Che ora fa?
Il giovane schiavo bello balzò in piedi, guardò l'orologio ad acqua e si prostrò a terra.
È la quarta vigilia della notte, divino Apollo, rispose.
La quarta vigilia. L'alba non era ancora spuntata sul cielo. Egli si era coricato, che la terza vigilia stava per finire. Aveva dormito brevissimo tempo. Eppure un simile sogno.
- Gli immortali ne tengano lontano ogni sventuroso significato, mormorò e tese la destra verso il cielo. Era il Pontefice Massimo che supplicava gli dei, era Apollo, l'immortale, che invocava gl'immortali. Già. Egli era un dio, era lo stesso Apollo. Glielo avevano dichiarato in Grecia le mille volte. Non era egli forse il signore del dolce canto? Non lo avevano supplicato gli ambasciatori greci ginocchioni di deliziare le loro orecchie col suo canto? Non aveva egli destato l'applauso infinito della folla delirante, ed era ritornato dalla Grecia a Roma con un bottino, quale nessuno prima di lui aveva fatto, un bottino, col quale offuscava la fama e la gloria di Mario e di Silla(7), di Scipione e di Cesare; migliaia di corone d'oro e di alloro, guadagnate nelle gare, dopo di aver superato tutti i rivali colla potenza del suo genio immortale? Egli era grande come imperatore; il più grande tra i Cesari, ma più, assai più grande per il suo canto: Apollo, Apollo, il divino Apollo!
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