La vita per te ed il sangue alla tua difesa. Non hai mai avuto sudditi più fedeli di noi. Ma non possiamo adorare che il solo Dio che ci creò ed il suo Cristo che ci redense.
I cortigiani volevano costringere i cristiani colla forza a piegare le ginocchia avanti al nuovo nume, ma Nerone il proibì.
Promise. Le sue promesse non smossero quei prodi; minacciò; annunziò la sua grandezza; toccò la sua cetra e cantò. Se il canto di Orfeo aveva ammansato le fiere, il suo doveva ammansare i cristiani.
Ma il suo canto non compì il prodigio, ed egli ne fu adiratissimo; più adirato del loro rifiuto di adorarlo. Essi lo umiliavano avanti a tutti, ne volevano distruggere la fama e la gloria, col provare, che quanto era riuscito a Orfeo non riusciva a lui. Montò sulle furie. Bisognava piegarli.
Cantò ancora, molto, molto. La sua voce non era bella; la sua scuola poverissima. Il canto straziava le orecchie dei cortigiani, che se ne mostravano però deliziati e lo proclamavano dio e Apollo novello.
Alle sue insistenze il vecchio rispondeva in nome di tutti:
- Mai!
Montò su tutte le furie. Volle vedere sangue. Comandò torture; torturò di sua mano. Voleva, doveva piegare quei ribelli. Gli avrebbe fatto più piacere l'adorazione di uno di loro che di mille senatori curvi ai suoi piedi.
Invano.
Allora li condannò ad ardere quella sera, fiaccole viventi.....
Nessun rimprovero, nessuna protesta uscì da quelle labbra. I martiri chinarono il capo.
- Così sia!
La loro rassegnazione gli sembrò stupida e ne aumentò lo sdegno; tanta forza d'animo nel resistere ai suoi comandi, tanta stupida remissività davanti alla condanna.
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