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      Una paura pazza lo incolse; un infinito timore; e si allontanò a gran corsa, fuggendo, spaventato, dal teatro di quelle sventure, dalla sua casa in fiamme, dal cadavere della moglie che aveva sepolto in fretta e furia, per salvare la vita e poi.... e poi.... Già. Voleva ricercare i propri figli, senza avere però speranza di ritrovarli, di riscattarli.
      - Resta presso di me, lo invitò l'ospite.
      - No, no! Fuggi tu pure! Vieni con me! Prendi teco i tuoi cari. Fuggiamo! Essi mi sono alle calcagna! Vieni; andiamo! La salvezza è nella fuga! Vieni! Mettiamo in salvo la vita! Non sai quanto sono brutti, orridi, crudeli! Vieni, andiamo! - insistè il fuggiasco, in preda ad un orgasmo indicibile.
      L'altro cercò di calmarlo ma non riuscì. L'impressione, lasciata da quegli orribili eventi sull'animo del lavoratore assiduo dei campi era stata troppo atroce. Non potè, non volle rimanere. Essa dava ali ai suoi piedi; lo aveva reso irrequieto; non gli dava pace; novello Asvero, l'impressione prodotta dalla casa in fiamme e dalla moglie uccisa; il grande eccidio di quanto gli era più caro al mondo, lo spronavano a correre, a fuggire; non gli dava pace; lo rendeva errante, ramingo, senza patria.
      E l'altro rimase solo, sulla soglia della sua casa, pensando.
     
     
     
      II.
     
      Rimane a lungo solo, sul limitare della casa e contempla i campi pingui, i lunghi filari di alberi fruttiferi, le viti, maritate ai gelsi, i pioppi altissimi; osserva le messi bionde e mature al taglio; osserva quella terra buona, umile, ubbidiente; la sua madre e la sua nutrice, la quale, lavorata con amore, offre centuplice frutto.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





Asvero