Quelle case ardono? Chi ha dato loro fuoco? I barbari!
Sente un fremito infinito; un immenso timore per la sua sorte, per le sue campagne, per le sue messi, per le sue mandrie; uno sdegno indicibile che altri, stranieri, abbiamo diritto di profanare, in tal modo, l'Italia, la sua Italia, di calpestarla, di rovinarla, d'impoverirla, di maltrattare gli italiani, di derubarli, di renderli schiavi, di ucciderli. Allo sdegno si sposa la brama della difesa e della vendetta. Vuole difendere le proprie terre dai barbari; vuole punirli per il male che fanno; vuole vendicare l'onta che hanno recato, che recano all'Italia.
Dà fiato al corno. Accorrono i suoi dipendenti, i forti lavoratori della terra, i pazienti pastori. Egli parla loro e diventa eloquente. Dice delle stragi, che i goti vanno menando; indica loro quelle fiamme lontane, quel fumo acre, denso, che sale al cielo; li esorta a stare uniti a lui, a lottare; ma non ottiene l'effetto.
I Goti! Terribile nome, che evoca antichi, dolorosi ricordi, di una potenza fiera, indomabile, la quale scende come valanga; che tutto travolge, rovina, distrugge e cui nessuno sa resistere. Un terribile flagello di Dio.
- A periculo Gothorum libera nos, Domine, - si pregava nelle chiese. I goti! Ogni resistenza era vana. Non restava che la fuga!
- Scappiamo, padrone! Rifugiamoci nella foresta, in certe caverne, che essi non conoscono. Colà attenderemo, che il flagello sia passato. E salviamo quanto possiamo!
- Vili! Resistiamo; lottiamo! Difendiamo le nostre terre, pronti a morire per l'Italia!
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