I barbari non pensano che a rovinare, a devastare, a distruggere. Attraversano le lande pių floride, lasciando dietro di sč un deserto. Hanno visto case distrutte, messi in fiamme, animali scannati per il piacere dii scannare, eccidi senza numero. Egli ascolta fremente e poi deve assistere all'incendio della sua casa, della sua messe, alla devastazione delle sue terre. Si dimena dall'indomito e pure impotente sdegno; freme, digrigna i denti, urla, si dibatte, fa sforzi sovrumani per spezzare le catene, che lo tengono stretto, per gettarsi sugli avversar!, sui nemici...... invano, invano......
Perchč non č fuggito? Perchč non ha salvato la vita, per vendicare la patria?
Passa una notte d'inferno, e alla mattina la sferza lo costringe ad alzarsi e a mettersi in cammino. La sferza! Non č caduta ancora mai sulle sue libere spalle; oggi invece; oggi....
Vorrebbe resistere; vorrebbe opporsi; vorrebbe destare la rabbia dei suoi novelli padroni e ricevere il colpo di grazia. Meglio, assai meglio morto che schiavo; ma un compagno di sventura gli dice:
Non ti ribellare. Vivi! Dio lo vuole! Eppoi finchč vedremo il sole possiamo sperare.
Sperare? No; non aveva pių nulla da sperare. E Dio? Perchč Dio tollerava simili eccidi? Perchč non insorgeva alla difesa d'Italia?
Eppure non vuole morire. Chissā? Č sempre possibile che gli riesca la fuga, la vendetta.
Ubbidisce. Viene onusto di bottino e marcia, marcia, coi suoi catturatori.
Oh la marcia terribile, attraverso l'Umbria cosė ricca, cosė bella, cosė serena, cosė tranquilla, cosė melanconica: una terra tutta propria, che ha un'intonazione tutta speciale, cosė diversa dal rimanente d'Italia.
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Dio Dio Italia Umbria Italia
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