Il volto del giovanetto gli sembra così noto. Deve averlo veduto altre volte. Ma dove? Lui? No, non può essere! Eppure è lui, è lui! Romano, fratello mio! Romano! Romano! Egli ha cercato la patria, il suo fratello amato, e l'ha trovata. Il paese della pace, il regno della tranquillità serena. Il bel giovane, dal volto di angelo, ode il grido, volge verso di lui la faccia, lo riconosce, gli addita, coll'indice della destra il cielo e segue il vecchio.
I goti si sono arrestasi sorpresi, al vedere la croce astata che il giovane sorregge ed il vecchio che segue, ed il capo li avvicina.
- Che vuoi vegliardo? Chi sei? gli domanda in un pessimo latino.
Il vecchio parla. Egli non ne ode le parole, è troppo lontano. Ma devono essere parole severe, perchè il goto freme dalla rabbia, minaccia il vecchio, e fa un gesto, quasi lo volesse scannare; ma l'altro sorride dolcemente e continua a parlare. Parla a lungo ed addita la croce che il suo compagno sorregge e mostra a tutti: ai nemici ed ai prigionieri. L'agricoltore vede la croce, bagnata dai raggi caldi del sole, che sale maestoso sul firmamento, e mai comprese così bene il mistero di quel sacro legno, l'unica salvezza d'Italia, l'albero santo, dai cui rami pendette Colui, che allarga le braccia, per stringere tutti al suo petto, in un solo abbraccio: italiani e goti, vincitori e vinti, per unirli e fonderli assieme, nel crogiolo del suo cuore, del suo amore infinito.....
Oh la croce, la croce! La vista del suo Dio crocifisso ne calma lo spavento agitato, porta lenimento ai suoi dolori ed egli esclama:
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Italia Colui Dio
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