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IV.
Rovine fumanti
Che bel sogno! Ho sognato di essere marito amato, libero lavoratore della terra, della mia terra. Certo, aveva sofferto molto, nell'incendio della mia antica casa e nella dura prigionia; le mie spalle avevano sentito i colpi della frusta; ma poi era riuscito, per opera di buoni monaci, a riavere la libertà, a ricostruire la casa bruciata, e voleva procreare dei figli forti, robusti, sani, nei quali trasfondere tutto il grande amore che portava alla patria.
Invece tutto fu un sogno, ed io mi trovo davanti alle rovine fumanti della mia città natia.
Maledetto tedesco! Assassino della nostra libertà, distruttore della nostra patria! Chi ti ha chiamato in Italia? Che cosa cerchi su questo nostro caro suolo? La mia città! Distrutta, distrutta! Perchè il sogno non fu realtà?
Comprendo il sogno. Ho sognato incendi e rovine, perchè ho veduto incendi e rovine; ho sognato omicidi, catture, vergini violate, delitti senza nome, perchè questi miei occhi, inariditi dal troppo pianto ed incapaci di più spargere una lagrima, hanno veduto questi infiniti orrori, ho sognato goti perchè ho visto tedeschi. Il sogno terminò però bene. Ha da essere questo un omen? Mi sorriderà ancora un istante di felicità?
Strano questo sogno! Devo essermi addormentato pochi minuti fa, ed in esso ho vissuto mesi ed anzi anni; ho patito, ho sofferto, ho lottato, mi sono redento col lavoro assiduo all'ombra della croce, ho avuta famiglia. Non comprendo. Tutta una vita, vissuta in brevissimi istanti.
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Italia
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