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      Avrebbe almeno mostrato di fare conto dell'animale fedele..... Ma un disprezzo simile. Perchè non era cane, un cane forte, robusto, da san Bernardo, capace di slanciarsi contro lo straniero, di costringerlo a mettersi alla difesa, di addentarlo, di metterlo in fuga?
      Avrebbe voluto difendere la propria terra da quei prepotenti; ma come farlo? Essi erano molti; avevano con sè la forza, l'autorità, tutto tutto; ed egli era solo. Nessuno la pensava come lui; nessuno aveva il suo coraggio. I più ubbidivano supini. Erano nati per servire, e loro era indifferente a chi servivano; proprio come una mula, alla quale è indifferente di portare in groppa un sacco di carbone o delle fasce di legna, il signor curato o quel malanno, che ora, fabbricava lassù il suo castello. E gli altri; i pochi che fremevano al pensiero del giogo che veniva loro imposto, che si sentivano impari a portarlo, che lo avrebbero scosso così volentieri, gli altri non avevano coraggio. Si lamentavano; ma quando egli aveva detto loro: Prendiamo le vanghe, le zappe, i picconi, andiamo a distruggere quanto è stato già fabbricato e impediamo che la fabbrica continui, essi lo avevano guardato col terrore sul volto; avevano protestato contro le sue parole; lo avevano supplicato di tacere. Taci, per l'amore del cielo! Che nessuno ti oda! Il mondo è pieno di spie. Egli guardava, e il suo sdegno diventa sempre più intenso; il maschio petto ansa fortemente sotto l'impulso di quella collera infinita, e gli viene la pazza voglia di correre, di arrampicarsi sul colle, di arringare gli operai, di suggerire loro di abbandonare il lavoro, di sospenderlo, di non permettere che continui; il desiderio, di atterrare, colle proprie mani, quelle mura, quella torre, d'impedire che si continui la fabbrica del castello.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





Bernardo Prendiamo