Un rumore di cavalcature. Volge il capo in quella direzione. Ah! È lui, l'odiato. Non lo ha veduto ancora mai; ma comprende che è lui, che deve essere lui, che non può essere che lui; un uomo molto grasso, tarchiato, con una faccia molto ampia, pingue, grandi mustacchi, pizzo, giganteschi stivaloni di cuoio giallo, muniti di enormi speroni di argento, larghe uose di velluto marrone, un enorme mantello di velluto con grandi bottoni di argento; un cappellone enorme, di panno finissimo, con gigantesche piume, una larga fascia attorno ai fianchi, dalla quale pende una grande pistola, ed il cavallo magnificamente bardato. Mani inanellate stringono le briglie ed il frustino; il portamento dell'uomo e altero, è ridicolmente altero; e dietro a lui vengono otto armati, pure a cavallo e con facce patibolari; i capelli sono lunghi; il ciuffo enorme pende loro di dietro; uno solo lo ha lasciato cadere davanti, ed esso gli maschera il volto. È impossibile ravvisarlo,
Il piumato si arresta e domanda in un pessimo italiano, irto di vocaboli spagnoli.
- Quale è la via che conduce lassù? - ed addita col frustino il castello in costruzione.
- Non lo so! - risponde con scherno. Sentiva di odiare quell'uomo, il quale veniva ad istallarsi, come dominatore, in mezzo a loro. Non gli avrebbe indicato la via che conduce lassù. Ad un suo nemico; ad uno di quegli spagnoli superbi? Mai! Era troppo italiano per farlo.
- Lo costringiamo? - domandò uno dei bravi al suo signore.
Questi ebbe un'occhiata di infinito disprezzo per l'agricoltore.
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