Sarà già arrivato; ecco che parla, che discute, che si accalora. Don Fernando cede, lo minaccia, nega ogni cosa, lo fa cacciare dal castello dai servi, dai cani... Ma egli non ritorna. Che l'abbia trattenuto, fatto prigioniero, chiuso in carcere? I contadini che avevano aiutato i muratori di professione nella costruzione del castello raccontavano, che ai piedi della torre erano stati costruiti certi ambienti oscuri, che dovevano servire da prigione. Il parroco incarcerato? Il villaggio non doveva tollerare una simile onta. Bisognava liberare l'amato pastore.
Verso sera vede finalmente una figura umana, che avanza veloce. È lui, è lui. Gli corre incontro. Ma egli viene da una direzione diversa da quella del castello. Non vi è dunque stato? Ha fatto il gradasso ed ha avuto paura di avvicinare il covo del leone?
- Signor Parroco. Lei?
- Ritorno da Tonio. Il medico spera di salvarlo.
- Il barbiere? - domanda.
- Il medico della borgata vicina. Don Fernando, da principio, non voleva credere. Non gli avevano raccontato nulla. Poi ritenne che i suoi si erano difesi da un attacco. Ma io ho parlato.... gli ho detto ogni cosa, gli ho fatto toccare con mano... - disse il parroco infervorandosi.
- Non ha avuto paura? domanda Tonio ammirato.
Il parroco non risponde alla domanda ma continua a raccontare. Don Fernando era montato sulle furie quando egli aveva chiesto un indennizzo per Tonio, voluto che gli mandasse un medico e pensasse alla moglie di lui ed ai figli, e quando aveva pur domandato, che fosse rispettata la popolazione inerme e tranquilla,
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