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      Il signorotto aveva dato ordine ai servi di cacciare il prete importuno, che veniva a tutelare gli interessi di quegli italiani, che egli, nella sua boria spagnola, disprezzava tanto; ma l'audace sacerdote non si era lasciato imporre da quelle parole, ed aveva invitato il superbo spagnolo al tribunale di Dio.
      Don Fernando era cristiano. Le parole del prete lo avevano impressionato. Aveva incominciato a cedere lentamente.
      - Ho finito per ottenere tutto quello che volevo. Egli si è ravveduto; ha mandato per il medico; ha promesso di risarcire a Tonio i danni sofferti, di rispettare il seminato, di aver riguardo del popolo. Non so se manterrà la promessa. È così difficile ridurre questa gente a buon senno. Sono così superbi, così boriosi, così poco malleabili; si credono gente di ordine superiore, ci disprezzano tanto. Pure voglio sperare.... Intanto per Tonio venne provveduto - disse il sacerdote.
      Egli si congratula con lui di quanto ha ottenuto.
      Il sacerdote gli disse, che anche il cardinale si prendeva cura del suo gregge e faceva quanto stava nelle sue forze per fargli sentire meno il dominio spagnolo.
      - Volevano introdurre la loro inquisizione.
      - Cielo! Con tutti i suoi orrori! - esclama, egli, che ne aveva udito parlare con spavento.
      - Le si esagerano le cose sul suo conto; pure si sparge sangue. Il cardinale però si oppose. Volle libero il ducato da tanta piaga.
      - È riuscito?
      - Al cardinale riesce tutto quello che si prefigge - fu la risposta del sacerdote, il quale era fiero del proprio arcivescovo, come sono sempre fieri i buoni di un superiore santo.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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