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      Il sacerdote si allontanò per ritornare alla sua cura, ed egli rimase indietro e guardò pensieroso il castello, piantato lassù quale un gigantesco guanto di sfida di un'aristocrazia senza cuore ad un popolo sofferente e paziente; quale un'eterna minaccia del feudalismo spagnolo a questo buon popolo italiano, così fremente di libertà; pensava che il popolo avrebbe sofferto assai di più senza la Chiesa, la quale s'interponeva presso i potenti e cercava di tutelare i diritti dei poveri, dei repressi, degli umili e sentiva nel suo cuore una riconoscenza infinita per il parroco, il cardinale, e quanti difendono e tutelano i diritti degli oppressi. Ritornò stanco a casa, e dopo una cena molto parca si coricò nel vecchio talamo, dove nacquero tre generazioni, e cercò e trovò sonno.....
     
     
     
     
      VI.
     
      Sulla via di Savona.
     
      Una via polverosa. Egli procede a piedi, stanco, sfinito. Va alla città vicina per chiedere giustizia. La otterrà? Ne è quasi sfiduciato. Eppure la cosa è così lampante, che, se fosse giustizia sulla terra, gli si dovrebbe dare piena ragione; ma la giustizia, l'equità, il diritto, tutto, tutto è esulato dalla terra, dal giorno, nel quale quei maledetti francesi sono calati in Italia, se ne sono impossessati ed hanno incominciato a comportarsi come in terra di conquista.
      Ladri, ladri! Avevano rubato tutto, e quanto non potevano trascinare seco, veniva distrutto.
      Ricorda le terribili notizie giunte al suo orecchio, dei furti da loro commessi, delle loro rapine. Distrutto a Venezia il Pucintoro; distrutte numerose merci, saccheggiato il tesoro della basilica di S. Marco; levati da quella gli apostoli d'argento e mandati alla zecca; calati i famosi cavalli di bronzo ed inviati a Parigi; saccheggiate le chiese, levati i quadri migliori, e mandati tutti in Francia; derubato il santuario di Loreto; asportate le ricchezze della Madonna: saccheggiata Roma e asportato di là tutto: quadri, archivi, documenti; un miracolo, che non avevano asportato anche la cupola di san Pietro; dovunque rubate le ricchezze nazionali e gli oggetti di valore; il metallo venduto, colato; imposte taglie immense alle popolazioni che queste non erano capaci di pagare.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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