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VII.
Rivoluzione!
I.
Ode un tumulto immenso. Dove si trova? Non più sulla via, che conduceva dalla sua casa, svaligiata dai francesi, alla cittadella, dove voleva porgere denunzia al generale francese e chiedere giustizia. Non camminava sulla strada polverosa, a fianco di una fila interminabile di carri, onusti del frutto delle ruberie francesi, del bottino, che essi avevano fatto a Roma e che portavano a Parigi; ed invece del rumore dei carri questi urli, questo fracasso, scariche di fucili, lo schioppettio nefasto e lugubre delle mitragliatrici, urli di rabbia, di dolore, ed il rombo minaccioso del cannone.
Che è avvenuto? Balza dal letto. Già. Ha sognato.
La realtà invece si è, che la tanto sospirata rivoluzione sociale è finalmente scoppiata.
Egli ne gode. È ora, è ora! È giusto che il popolo, sfruttato dai secoli, finalmente si sollevi e si vendichi. Bisogna distruggere l'antica mole dello stato aristocratico, borghese, succhione, socialista ufficiale e ricostruire, su quelle rovine, la società.
Egli l'aveva sospirata tanto la rivoluzione sociale, l'aveva preparata, ne aveva propagandato l'idea. Non era egli forse uno dei capi del movimento comunista? Ma non aveva pensato che essa fosse scoppiata così presto, ed era adiratissimo, che era scoppiata a sua insaputa, senza il suo ordine. In ogni partito deve regnare l'ordine, e quanto maggiore l'ordine e lo spirito di ubbidienza, tanto meglio procede il partito.
Egli era uno dei capi del comunismo; avrebbero dovuto attendere che egli avesse dato l'ordine di ribellarsi; che il segno della rivoluzione fosse partito da lui, od almeno avrebbero dovuto agire di suo accordo.
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Roma Parigi
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