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      Egli gli aveva proibito le tante volte di ricorrere alle bombe; il tempo non gli sembrava ancora maturo per la grande rivoluzione sociale, ma Beppe storpio s'infischiava di tutti.
      Aveva fatto bene a gettare la bomba sui carabinieri. Ma le conseguenze? I carabinieri rimasti in vita, e sono i più, non sono fuggiti, ma cercano di penetrare nella casa, donde sono uscite le bombe; fanno violenza all'uscio; questo cede; entrano. Dall'alto non scendono altre bombe. Beppe non ne ha certo delle altre.
      Come procede la grande rivoluzione, promossa e fatta scoppiare contro la volontà dei capi? vuole dirigerla, per averne il merito se riesce, per assumersi la responsabilità se non riesce. Certo, non l'ha voluta; la ritiene anzi prematura; ma non sarà mai, che egli, in un momento si critico, separi la propria responsabilità da quella delle masse anarchiche. Con loro sempre, anche quando errano. Dirà: Approvo la rivoluzione, abbenchè non l'abbia voluta e debba condannarla come prematura. - Ma riuscirà, ma deve riuscire. L'aria è satura di anarchia.
      Esce di corsa di casa e passa sulla via, dove viene quasi coinvolto dalla fiumana di gente che fugge, che scappa, che si rintana nelle case, che urla spaventata, che implora soccorso, che invoca le guardie regie, i carabinieri.
      Egli sente una grande nausea di questa gente. Come? questo è il popolo oppresso, che egli vuole liberare dal giogo di un governo maledettamente borghese; questi vili, i quali, ora che viene la redenzione, non la vogliono, la rifiutano, ed allontanano sdegnosi la mano amica che porta loro un sollievo?


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





Beppe Approvo