... Comprende, che ci deve essere una mente che diriga, che guidi e comandi, e freme dallo sdegno, che nessuno gli voglia ubbidire, e che perciņ l'ideale degeneri....
Continua la corsa; ecco una chiesa che arde; ecco parecchi cadaveri che penzolano dai fanali: un prete, due suore, un carabiniere, una guardia regia, qualche borghese. Non ne piange la morte: se la sono meritata; ma quello non č il tempo di fare giustizia; questa si farą di poi; č tempo di lotta! e continua...
Eccolo investito da una fiumana di gente che viene nella sua direzione; sono uomini, sono giovani, in parte feriti, colle mani lorde di sangue, in preda ad una grande rabbia, ad un forte sdegno, ad un'immensa paura. Li ravvisa. Sono dessi. L'avanguardia anarchica, che egli ha educato, ha entusiasmato, ha riempito di sete di sangue, di desiderio di rivoluzione. Hanno lottato contro l'esercito e vennero messi in fuga dal cannone, dalle mitragliatrici, dai fucili.
Lo vedono, lo riconoscono, lo minacciano.
- Maledetto! Tu sei la causa di tutto! - e lo trascinano seco nella fuga.
Egli cerca di scolparsi.
- Non sono stato io! Vi ho proibito di passare alla lotta.
- Non accettiamo nč comandi nč proibizioni da nessuno.
- Vi ho detto che i tempi non sono ancorai maturi.
- Viva l'anarchia!
- La colpa la avete tutta voi!
- Tu! Tu! Maledetto, maledetto!
E quelle turbe, briache di sangue, piene di sdegno e di livore, avide di sfogarlo sopra qualcheduno, desiderose di trovare un capro espiatorio, sono liete di poter sfogare su di lui la loro rabbia, il loro sdegno; egli viene maltrattato, battuto, percosso; cento pugni lo minacciano; molti cadono fitti, fitti, sul suo corpo; egli ne sente il dolore; grida, urla, strilla, cerca di parare i colpi, ma non riesce; si professa innocente; gli rispondono colle risa e finalmente lo atterrano.
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