Stramazza al suolo e sopra di lui passano i fuggiaschi calpestandolo, senza misericordia, finchè perde i sensi.
II.
Rinviene. Soffre indicibilmente; ha tutto il corpo pesto. Apre gli occhi ma non vede nulla. Il buio è fitto.
Notte? Ma prova un dolore infinito agli occhi, e sente che sono bendati; la benda gli preme la fronte; vuole muovere le membra, ma tutte sono fasciate, bendate.
Dove si trova?
Ricorda il passato; ricorda quelle scene truci; ricorda il modo crudele, nel quale è stato buttato dai suoi; ricorda e freme.
La rivoluzione è riuscita? I rivoluzionari sono rinsaviti; si sono convinti, che egli era un loro benefattore, che dovevano il trionfo a lui; lo hanno raccolto, lo hanno medicato con amore; oppure? oppure?
Prorompe in un grido. Ode un rumore di ciabatte ode una voce senile, carezzevole che gli dice:
- Non si agiti! Il medico non lo permette.
- Dove sono?(13)
- Presso amici.
- Anarchici?
- Ella è anarchico? - domanda la voce.
- Uno dei capi. Abbiamo vinto.
- Calma, calma! Non si agiti. Il medico vuole la calma. Il suo stato è gravissimo; ma ne uscirà, purchè non si agiti - disse la voce.
- Non vedo.
- Le abbiamo bendati gli occhi. È meglio. Sono ammalati.
Un brivido gli scorse per le vene.
- Sono cieco? - domanda.
- Speriamo... - dice la voce con esitanza.
- Sono dunque cieco, cieco! - urla, vedendo confermato da quell'esitanza il suo sospetto.
- Non sono medico. Speri - osserva la voce con imbarazzo.
Egli solleva le braccia piagate, fasciate, dolenti, e vuole strappare la benda, ma una mano l'impedisce.
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