Nessuno lavorava in questo giorno ed essi potevano custodire perciò un po' più a lungo le piume.
I camerieri sbadigliavano annoiati. Uno gli si fa incontro.
- Buon Natale!
Egli non risponde. Gli viene il prurito di protestare contro il saluto, contro il Natale, contro i gonzi, che ancora lo festeggiano, ma comprende, che ciò non avrebbe giovato. Ci voleva la rivoluzione ed il trionfo dell'anarchia, per cancellare ogni traccia di superstizione.
Si fece portare il suo solito caffè ed i giornali.
Fu di malumore al rilevare, che i giornali del mattino non erano usciti, in omaggio alla festa.
- Maledetto Natale! - mormorò tra sè e sè..
Il cameriere del suo tavolo gli domandò colla confidenza che concede una lunga conoscenza:
- Ha passato bene la notte di Natale?
- Ho dormito - fu la brusca risposta.
- Non è stato invitato a cena da nessuno; non ha atteso la mezzanotte?
Egli proruppe in una breve risata di scherno.
- Sono superiore a queste scioccaggini! Per me il Natale è un giorno come tutti gli altri, e la notte di Natale ho dormito e sognato, come in tutte le altre notti - rispose.
Il cameriere sorrise. Sorrideva sempre: Osservò:
- C'è chi ci tiene moltissimo ai sogni della notte di Natale.
Giovanni Giunti non rispose ma si occupò del suo caffè. Il cameriere comprese e si allontanò.
Vuotò in fretta la tazza. Non si sentiva ad agio in quell'ambiente pubblico, allora vuoto, sotto gli occhi curiosi dei camerieri sfaccendati, i quali lo osservavano come una rara avis, una bestia strana. Non voleva pascere, colla sua persona, l'altrui curiosità.
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