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      Giunti rientrò nella sua stanza calda, ben illuminata.
      - Manda Marcello. Cosa scrive? - disse, osservando la soprascritta.
      Gli venne un sospetto.
      - Che sia davvero vile? - domandò a se stesso. Stracciò la busta e lesse le poche righe.
      - Vile! - esclamò. - Davvero vile!
      Il biglietto, scritto colla mano tremante, diceva:
      - Non posso! Tanti innocenti..?
      - Tanti, tanti innocenti! - motteggiò.
      Innocenti? No, non erano innocenti. Erano correi; correi magari senza volerlo, senza saperlo; correi per l'istruzione sbagliata, ricevuta dai genitori, dagli avi; correi, perchè non avevano saputo sollevarsi in alto, a più spirabil aere; eppoi tutta la società era folle, era fiacca; aveva bisogno di una lezione.
      Innocenti? Non lo erano; perchè frequentavano la chiesa, i passeggi, perchè facevano sfoggio del loro lusso, perchè erano borghesi, perchè volevano che sopravvivesse una società avariata(16), perchè volevano conservare le disuguaglianze sociali? Ma anche se fossero stati innocenti, il mondo è fatto così. La natura non bada nè agli innocenti nè ai rei; sacrifica quanti occorrono venir sacrificati, per il raggiungimento dei propri fini; il falcone e l'aquila fanno allo stesso modo scempio della pacifica gallina e del superbo tacchino, il falcone divora egualmente il passero, così dannoso, e il rosignolo canoro, e gli uragani schiantano l'inutile pioppo e la quercia, il melo, il pero, il susino ed altri alberi, così utili alla vita.
      Innocenti? La sua era opera necessaria e purificatrice; si trattava di ricostruire una società nuova sulle rovine dell'antica; e questa non volendo crollare da sè andava atterrata.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





Marcello