Non era per colpa sua se nel suo crollo essa avrebbe schiacciato e seppellito sotto le macerie anche qualche innocente. Egli non voleva che il bene altrui; non era per colpa sua, se, per ottenere il bene, doveva schiantare coloro che vi si opponevano.
Narciso Rossi si rifiutava. Vile! Vile! Già; il Natale; la pazza poesia della sacra notte. Egli l'aveva passata coi congiunti, alla luce di qualche albero, scioccamente ornato di fiori e di lumi; aveva udito il canto di inni e canzoni natalizie, e si era commosso. Vile, vile!
Non pensò, che qualche minuto prima aveva deciso di non gettare la bomba; di rinunziare, per il momento, a quell'atto di vendetta sociale; di dire a Narciso, che avrebbe atteso tempi migliori. Non sentì che rabbia e sdegno per l'antico amico ed un'avversione grande contro di lui...
Che aveva da fare? Rimanere fedele alla decisione presa poc'anzi e procrastinare(17) il getto delle bombe?
Ma che ne avrebbe detto Narciso Rossi?
Lo avrebbe giudicato egualmente vile; oppure avrebbe pensato che non si poteva fare senza di lui; che egli, Narciso, era indispensabile?
Avrebbe potuto rimproverargli la sua colpa?
No.
L'altro gli avrebbe potuto dire: Perchè rimproveri a me quanto dovresti rimproverare prima a te stesso? sei forse un bambino, che non osi agire da solo; che dipendi da me nel tuo operato? se io sono un vile, che mi sono rifiutato di gettare la bomba, lo sei tu pure. Era proprio necessario che due scoppiassero allo stesso tempo? Non bastava una sola, la tua?
Potenza dell'orgoglio umano, di un falso amor proprio, della tema di venir giudicato male!
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