Allora rispose Leonora:
«M’incresce che non siate venute inanzi e vi venisse perciò almanco voglia di tornarvi spesso».
«Non ce lo dite troppo - disse Lucrezia – che ’l luogo è tale, che ci sarà avantaggio il venirvi».
«Avete lasciato di dir il meglio - disse Corinna -. Voi non dite che fra le altre sue grazie, egli vi ha questo, che non vi sono uomini».
«E voi non dite un’altra cosa - seguì Elena - che la patrona è così gentile e graziosa, che questo solo basterà a farci venir più spesso».
«Certo sì - aggiunse Adriana - graziosa, cara e bella; non si può dir altramente, è peccato, che voi non vi rimaritate, essendo così giovene e così bella».
«Rimaritarmi eh? - replicò ella - più tosto mi affogherei che sottopormi più ad uomo alcuno; io sono uscita di servitù e di pene e vorresti che io tornassi da per me ad avvilupparmi? Iddio me ne guardi». Tutte le donne allora dissero che parlava bene e che beata lei. E Cornelia basciandola disse:
«Deh, che siate voi benedetta sorella mia; vi conosco ora più savia di quello che io mi pensava».
«Orsù - seguì Leonora - lasciamo andar questo; non vi piace rifrescarvi un poco sin che ’l vin è fresco?». E così si posero a mangiar frutti e rider tra loro con farsi inviti tedeschi e di mille favole, senza esser da alcuno vedute, né udite; cosa che era a tutte le donne di più gusto, e satisfazione di tutte le altre. E fornito che ebbero, Corinna pregò Leonora, che se sapesse la esposizion di quelle figure, di grazia le la dichiarasse col significato di brevi e imprese.
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