«Io ve lo dirò volentieri - rispose Leonora -. Sappiate che questa casa, insieme con questo orto, era di una mia zia, come sapete, per averlo inteso. Che ben so, che per esser ella stata molti anni in Padova (dove ultimamente è mancata) non l’avete mai alcuna di voi veduta. Ella, essendo fanciulla, non volse mai maritarsi e così vivendo con buona facoltà che l’avolo mio le lasciò, fece ridur (non guardando a spesa, per il molto diletto, che ne aveva) il giardino a questa bellezza che voi vedete e insieme vi fè fabricar questa bella fontana con queste figure tutte a suo proposito e secondo la sua opinione che aveva contra il sesso virile. Percioché la prima figura è posta qui per la Castità, della quale ella fu tanto amica; e l’impresa col moto da per sé è chiarissima. L’altra è la Solitudine e l’impresa è la Fenice, a dinotar che ella si compiacque di viver sola; e da per sé visse, morì e rinacque sola con la fama delle sue buone opere. La terza è la Libertà e l’impresa è il Sole, il quale libero e solo illustrando se stesso comparte la sua luce a tutto l’universo, dinotando che ella libera e sola divenne chiara per molte degne ed onorate qualità e ha compartito anco i tesori della sua virtù ad ogni gentile spirito, che ne ha avuto conoscenza; il che sotto la signoria ed imperio del marito, forse non averia potuto fare. La quarta è la Semplicità e l’impresa è la Farfalla che si arde nel lume, significando perciò che le misere donne che sono per maritarsi, troppo credono ai falsi vezzi ed alle finte lusinghe de gli uomini; li quali in apparenzia sono benigni, e graziosi di sorte, che elle pensando che sempre abbino ad esser così buoni, come prima loro paiono, si lasciano avviluppare nella rete e cascano nel fuoco, che le abbruscia e consuma fin alla morte.
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