Non vi parlo de gli omicidi, sforzi, ladronezzi ed altre disolute operazioni tutte procedenti da gli uomini. E se nei maggior eccessi sono così pronti e facili, pensati quel che siano ne i minimi; immaginatevi quanta sia la loro ingratitudine, quanta la infedeltà, la falsità, la crudeltà, l’arroganza, la incontinenza e la disonestà; di modo che, se non perdonano a loro medesimi, che si sprezzano e si rovinano, come ho detto, considerate quello che sono verso di noi. O ci siano padri, o fratelli, o figliuoli, o mariti, o amanti, o altri conoscenti in ogni grado ci offendono, ci abbassano e quanto possono s’ingegnano di confonderci ed annichilarci. Perché, quanti padri sono che non provedono mai alle lor figliuole vivendo ed al fin morendo lasciano il tutto, o la maggior parte delle loro sostanze a mascoli e le privano della propria eredità, non altramente, che se fossero figliuole di loro vicini, e così sono cagione che le povere giovani cascano in mille errori per necessità e i fratelli rimangono ricchi di robba e di altretanta vergogna».
«Voi non dite - poi aggiunse Leonora - di tanti che sono stati così crudeli verso le proprie figliuole, che per loro malvagità hanno lor levato, chi l’onor e chi la vita miserabilmente?».
«Questo non posso già dir io - disse allora Elena - né lo lascierò far buon pro’ a voi, che mio padre ha tenuto conto di me ed amandomi da figliuola, ha proveduto che io sia maridata e benissimo, a par di molte altre, ma voi non avete padre e perciò tirate qui alla disperata».
| |
Leonora Elena
|