«Basta - disse la Regina - la invenzion e il dubbio è molto al proposito del nostro ragionamento, ma piacerci sommamente la opinion di questo bellissimo giudicio, oltra la felicità dell’ingegno che egli ha dimostrato nel comporre; e poiché anco Cornelia ha così ben provato l’amor nostro verso i figliuoli maggior sopra tutti gli amori, anch’io per mio giudicio dò la sentenzia istessa, cioè che la tal donna salvi il figliuol suo, più tosto che ’l padre, né ’l marito, dal sopradetto pericolo». Dopo questo ella fé cenno a Cornelia che seguisse il ragionamento; la qual ricordandosi che avea da ragionar dei mariti, così molto volontieri incominciò:
«Avendo noi ragionato dei padri, fratelli e figliuoli, è ben ragione che diciamo anco un poco della malvagità dei mariti». A questo quasi tutta la compagnia era d’accordo in dirne, eccetto Elena e Verginia.
«Parmi - disse Elena - che qui non avrete molto, che dire».
«Ohimé, che dite voi - rispose Leonora - par ben che siate su ’l proemio dell’orazione. Voi siete apunto, come colui che di verno appressandosi al fuoco, prima si riscalda e par che tutto si conforti, ma poi accostandosegli più presto e per lungo spazio, o si cuoce, o s’intinge, o ’l fumo gli cava gli occhi».
«Lasciate dire a Cornelia - soggiunse Corinna - che se ben dirà male, dirà almanco il vero».
«Tanto l’avete provato voi, quanto io - disse Verginia - che ne sapete voi? Chi non sapesse i fatti vostri, e v’udisse così parlare, crederebbe che aveste avuto cento mariti». Allora Cornelia interrompendo il lor contrasto seguì:
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Regina Cornelia Cornelia Elena Verginia Elena Leonora Cornelia Corinna Verginia Cornelia
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