E di questi tali così cruciosi e insopportabili ne sono infiniti ma per diverse cause; perché altri sono così di lor natura malvagi; altri che ricevono di fuori via qualche oltraggio e vengono a casa a sfogarsi e vendicarsi sopra le misere mogli».
«A questo - disse Lucrezia - io ne conosco apunto una fra l’altre, che si trova aver un marito di così rabbiosa natura, che ella non ha mai riposo, se non quando egli va fuori di casa».
«Siete voi quella forse» replicò Corinna sorridendo?
«Così non vi fossi io» rispose Lucrezia.
«In somma ogni porta ha il suo battitoio - rispose Leonora - E il mio fu un di quelli tanto avari, che non voleva mangiar per non spender un quattrino».
«Oh, - seguì Cornelia - gli avari son messi nel numero dei buoni e pur ancor questi sono di gran travaglio alle povere mogli, poiché per tal loro avarizia le fanno patire del vitto e vestito e se esse si dolgono, fanno voce che sono esse la loro ruina e che mandano a male la robba e che non hanno governo; di modo che elle si trovano senz’aver fatto voto di povertà, esser divenute monache senza l’abito, rispetto alle molte necessità che patiscono. Vi è ancora un’altra certa sorte di cattivi, che hanno credito di buoni, perché non hanno li sopradetti notabil vizi, ma hanno quello dell’ignoranza e del poco giudicio, perché spendono la lor facultà scioccamente senza saper come e non sono perciò mai patroni d’un soldo per il lor mal governo; e se le mogli, c’hanno per avventura miglior discorso di loro, gli ammoniscono amorevolmente, non vogliono essi ascoltarle, né ascoltar i lor saggi e fedeli consegli; la onde spesse volte avviene, che si riducono in povertà ed esse convengono portar la pena del loro peccato; e uno di questi tali per mala sorte è toccato ad una mia cara amica che tutte voi conoscete».
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