«Deh - disse allora Verginia - cara Cornelia, volete mo’ voi, che ancor questi siino così imperfetti, come ci avete provato tutte l’altre condizioni dell’uomo? Io non potrei già credere, s’io mi vedessi inanzi un giovenetto garbato, mostrandosi riverente, savio, accostumato non guardarmi, non lamentarsi, non chieder cos’alcuna, ma solamente con sospiri ardenti e con accorti gesti darmi ad intendere, che egli mi ama e serve fidelmente e che in somma egli è tutto tutto di me sola; non potrei, dico, credere che costui fusse mai per ingannarmi, anzi parebbemi apunto di vederli aperto il cuore nel petto; e saria forza, ch’io vinta da queste umili ed amorevoli dimostrazioni, lo riamassi altretanto».
«Voi - rispose Cornelia - ci avete figurato un amante apparente, qual dovrebbe esser nell’intrinseco; ma poverina voi, che par ben che ne siate inesperta, così Dio vi mantenga, come sono ancor io per prova; ma non avete letto, né udito dire gli infiniti essempi da i quali io son fatta a spese de altri espertissima in tali maneggi. Credetemi certo, che, non se ne trovano di questi tali nel mondo, o rarissimi sono fra tanti, che siano così in effetto, benché lo dimostrassero in apparenza. E apunto questi sbarbatelli sono più da fuggire d’ogni altro che si sia, come quelli che (se ben fingono di esser il contrario) per esser più gioveni e più focosi, sono anco più leggieri e volubili di cervello, sono sciocchi e si tengono più savi che gli altri; oltra che sono superbi, insolenti e sfacciatissimi e non sapendo essi a pena quello che si sia amore, vogliono esser amati, favoriti, ubbiditi ed in somma satisfatti d’ogni cosa.
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Verginia Cornelia Cornelia Dio
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