Perché ove non nacque, né ebbe loco in loro il simulato amore, trovandosi in fine disinganati della loro sciocchezza, s’infiammano di vero odio contra di noi e quel che mai non hanno avuto in fatti, per gran dispetto s’ingegnano di far veder in parole che lor sia successo a lor modo; ed a quante intravien questo?».
«O lingue maledette - soggiunse la Regina - e di che sorte, io ne conosco tanti. Oime di quante si dice male che sono innocenti».
«Basta, lasciamli pur dire - disse Corinna - ed attendiamo a far ben noi, perché in fine la verità sempre si fa palese».
«Deh - disse allora Elena - non negate di grazia, che ancor noi ben erriamo la nostra parte sì e contra quel che avete detto; che gli uomini cominciano e sono causa di tutto il male e ci metton suso, il che in gran parte è contra ragione. Or per tenir un poco da essi, in ogni modo siamo qui tra noi, che essi non ci odono, quante donne di grazia sono degne di vituperio e di biasimo, che fan vergogna al nostro sesso publicamente e che sono elle prime a tentar gli uomini e a vil prezzo vendono la lor onestà e per ciò distruggon gli uomini, levandogli la robba quanta si hanno e spesso ponendoli a rischio di morte? Il che dà tanto loro che dire, essendo molti di loro buoni e di onesta vita, sì come furono Scipione, Senocrate, Alessandro ed altri de quali fanno menzion l’istorie».
«A questo - rispose Cornelia - egli è vero; ma questi tali uomini rare volte fioriscono, come un essempio che Iddio manda nel mondo, perché sia imitato da gli altri, ma rari vi s’accostano e per ciò sono nomati nell’istorie per cosa strania, mostruosa e notabile e son fatte come le comette prodigiose che appaiono ogni tanti anni una volta; ma grandissimo è il numero delle donne buone e savie.
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