Quanto poi alle impudiche, che ci sono, il che non niego (così non fossero), torno a dirvi quel che ho detto, cioè che di tanto male l’origine propria e la vera cagione sono stati essi uomini, i quali prima hanno insidiato, tentato, molestato e speronato le misere donne, quando erano da bene, tanto che hanno indotte le più semplici e facili a rovinarsi ed a scavezzarsi il collo; con tutto ciò in tanta lor miseria si trovano aver maggior auttorità che gli uomini, poiché esse non pagano gli uomini e le si danno a loro in preda, come gli animali brutti ed essi convengono pagar loro per triste, vili e miserabili che siano. Il che non seguirebbe se essi stessero in cervello e avessero quella modestia ed onestà che si ritrova nelle donne. Perché, ditemi di grazia, quando si trovò mai una fanciulla vergine così audace e sfacciata che tentasse uomo veruno di cose men che oneste? Non è dubbio che quando una vergine divien donna di poco onore, è solo per cagion dell’uomo che non ha vergogna a lusingarla e sollecitarla per molti modi, tanto che, come ho detto, supera la sua semplicità ed a poco a poco, levandole il rispetto e poder feminile, la induce poi a questo principio o con abbandonarla, come spesso occorre, o per altri disagi suoi a divenir una publica meretrice. E ridotte poi le misere a questi termini e conoscendo bene che gli uomini ne son stati colpevoli con lor malizie ed importunità, per cavar qualche utile del lor gran danno, non amano più alcuno di quel sesso, poiché da principio si sono trovate così ingannate da loro, ma pagandoli dell’istessa moneta, sì come furono essi ingordi del loro onore, elle divengono ingorde della lor facoltà e fingendo anch’esse d’amarli, se per mala sorte alcuno lor pone amor sopra (che pur qualche volta il peccato li giunge e par che talora più s’intrichino in queste tali che nelle donne da bene, perché li sono diventate simili) vi so dir che sta fresco, che gli cavano insino all’anima e meritamente.
| |
|