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      E pur non so come s’abbino fatto una legge a lor modo, né chi abbia lor dato questa licenzia di peccare più che a noi e se la colpa è commune, come non ponno negare, perché non anco la vergogna? Perché vogliono che lor sia d’onore e a noi di biasimo?».
      «Lasciateli pur fare - disse allora Corinna - che mentre hanno creduto disonorarci con poner questa usanza nel mondo, hanno fatto il nostro meglio ed il loro peggio, perché ci hanno insegnato a fuggirli, non essendo essi degni di noi».
      «Chissà - disse Leonora - che non siano state donne savie e valorose a tempi antichi, ch’abbin messa tal diferenzia tra noi e gli uomini? Che avendo un uomo amorosa pratica con una donna a lei ne risulta così gran biasimo ed a lui più tosto laude ed onore; di maniera tale che ella sempre cerca di nasconderlo quanto può ed egli non vede l’ora d’appalesarlo, quasi da ciò dependa ogni sua gloria e felicità; per dar ad intendere con ciò la dignità e nobiltà manifesta di noi donne, e la indignità espressa de gli uomini. Perché essendo tra questi due sessi tanto gran distanza di perfezione, ci è vergogna troppo grande che noi, che gli avanzamo così in ogni conto, ci degnamo di accompagnarci con soggetti manco degni di noi e specialmente fuori della necessità del matrimonio, il qual perché ci è commandato non possiamo negare, ma con tutto ciò anco in questo perdemo gran parte della nostra riputazione. Poiché gli antiqui Romani e tutti i popoli hanno avuto in gran venerazion le vergini e come cosa sacra le guardavano ed onoravano, il medesimo si fa a tempi nostri in qualunque parte del mondo.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





Corinna Leonora Romani