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      Così anco fanno questi uomini che essendo la più parte impazziti dietro mille sciocchezze, si fanno beffe di quei pochi buoni; la onde col cattivo essempio appresso le altre cause, s’hanno tutti posto in usanza di far ogni volta peggio e non hanno chi gli riprenda, poiché tutti son macchiati d’una pece».
      «E chi volete voi, che lor dia biasimo di cosa che si faccino? - disse Cornelia - Forse noi che per la nostra umiltà non sappiamo aprir bocca? O loro medesmi, che sono nel fatto, come ditte?».
      «Io ho letto - disse Elena - che gli antichi castigavano per legge le donne che erravano, severissimamente, lasciando gli uomini impuniti».
      «Eccovi detta la ragione - rispose Corinna - non erano già pazzi in questo gli uomini se erano scelerati, che avendo essi a dar leggi ed essequirle, avessero liberato le donne, castigando loro stessi. Oltra di ciò posero tal legge contra le donne, perché conoscevano che rare volte avrebbono avuto a far giustizia per la continenzia loro, essendo sì poche quelle che errano, dove s’avessero voluto così castigar anco gli uomini, bisognerebbe averli uccisi tutti, o a maggior parte di essi».
      «Deh - disse allora Lucrezia - ce ne è più da dire di questi poveri uomini?».
      «O - rispose Cornelia - chi volesse seguire, non si finiria mai circa i lor falli e si fariano i volumi tanto alti e stancherebbonsi tutte le lingue e vi bisognarebbono gli anni di Matusalem o di Nestore a contarli; ma questo a noi è cosa impossibile, e ci basta aver accennato una minima particella delle indignità e vizi loro nefandissimi, che io non so in somma come alcuna di noi abbia pur occhi onde mirarli, non che si disponga d’amarli».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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