«Era meglio per impedir questo vostro travaglio, che anzi ierisera fossimo rimaste con voi, che io penso bene che vi avremmo lasciata dormire così poco, che né voi avereste avuto tempo di passar in sogno così fatte maraviglie e di mostrarvi così ardita e valorosa contra questi poveri uomini, né alla vostra gattesina di combatter da dovero con i topi».
«Io credo certo - aggiunse Cornelia - se noi rimanevamo qui questa notte, che saremo state iscusate di restarvi oggi, poiché invece di dormire avremmo tanto cicalato dietro il nostro proposito, che ’l ragionamento, che siamo per far oggi, avremmo a bastantemente in questa notte conchiuso».
«E di che sorte» seguì Leonora.
«Or sapete - disse la Regina - perché siamo venute ad assaltarvi così a buon’ora? Perché vogliamo ora, per lo fresco andar un pezzo a spasso per lo vostro giardino».
«Oh, sì - disse Leonora - che questa è propriamente l’ora di goderlo, poi che ’l sole ancora non ha molta forza; andiamo che coglieremo de i fichi e de’ prugni ed anco l’uva comincia a farsi buona». Così condottele seco nell’orto, le lasciò gir diportandosi quanto lor piacque ed ella a provedere che ’l desinare fusse per tempo in ordine diede volta. Il quale apparecchiato di quanto le parve che convenevole ed a bastanza fusse, richiamata la nobil compagnia, tutte alla lieta mensa s’assisero; e dove con molte risa e burle avendo a lor diletto mangiato, poco dopo, nel grazioso giardino si ricondussero e nel luogo solito, ma assai più per tempo assisesi tutte per comandamento della Regina, così Corinna incominciò:
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Cornelia Leonora Regina Leonora Regina Corinna
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