Pagina (93/220)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      «Sì - ripigliò Corinna - ma la prima legge dell’amicizia secondo Cicerone è che noi dimandiamo a gli amici le cose oneste e le oneste lor concediamo, né a più ci obliga l’amicizia. Ma vi son tali indiscreti che, dandosi indegno nome di amici verso alcuni, par loro che gli siano perciò obligati ad ogni lor richiesta giusta o ingiusta, o sia contra l’onestà, o contra il prossimo, o in danno dell’anima, non vi guardano sopra, pur che adempiscano i lor disegni; e se vien loro giustamente negato l’ingiusto servigio, si lamentano che, non son trattati da amici e pur non so se essi facessero per altri ciò che dimandano altrui. Altri non riconoscon mai i benefici ed altri non rendono mai le cose prestate e se gli sono ridomandate subito si sdegnano e pigliano odio verso chi gli ha mostrato amore e così vengono a perder gli buoni amici per loro sciocchezza. E pur, se le persone avessero qualche giudicio, considerarebbono che sì come l’aver un caro e fedel amico è una delle maggior grazie che si possino ricever in questa vita, così è d’avvertire di non perderlo scioccamente, perché a i bisogni spesse volte è meglio aver un buon amico, che un stretto parente. Ma avendo da eleggerlo, bisogna avvertir di accostarsi a tale che o sia buono, virtuoso e discreto, o almeno mostri di esser e sia tenuto; sì perché conversando con persona da bene, impari buoni costumi ed abbia occasione di andar di bene in meglio con tale essempio; come anco per esser partecipe della buona fama di quello perché molte volte volendosi aver informazion d’una persona, si dimanda con chi pratica ella, quali sono i suoi amici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





Corinna Cicerone