Se sono trovati di buona conscienza e di onesta vita, così è giudicato essere quel tale che va in sua compagnia; e se è ’l contrario, si pensa il contrario. Oltra che per la mala nostra inclinazion, l’aver comercio con viziosi mette una buona persona in pericolo di perder la sua bontà e di divenir simile a quello con cui pratica».
«Voi dite molto bene - disse la Regina - e dovrebbe perciò ogni padre e madre di famiglia aprir bene gli occhi e non lasciar gli suoi figliuoli così praticare con ogni qualità di persona, né fidarsi d’ogni sorte di compagnia, perché bene spesso i mali essempi e cattivi consigli sono causa della pessima riuscita de’ fanciulli».
«Questo è verissimo - replicò Corinna - ma se poi per buona ventura le amicizie sono buone, o che gran felicità si trova aver l’uomo, o che beatitudine immensa». Disse allora Lucrezia:
«Una persona aveduta dovria inanzi esperimentar la persona con cui vuole intrinsecarsi, prima che gli conferisca il minimo de’ suoi secreti; poi cercar d’acquistarlo con mostrarsegli tale amico quale desidera che egli gli sia; e in ultimo s’affatichi per conservarlo; come quello che è ricchezze nelli suoi bisogni, conforto ne i suoi travagli, aiuto nelle sue disgrazie, salute nelle infirmità e vita nella sua morte».
«In somma - disse Corinna - la vera amicizia è cagion d’ogni bene, per l’amicizia si mantiene il mondo, si fanno i matrimoni con cui si conserva l’individuo nelle spezie, per l’amicizia ed union de gli elementi ne i nostri corpi si mantien la sanità, nell’aria i tempi chiari, nel mar la bonaccia, in terra le città per la pace se costruggono, i regni si accrescono e tutte le creature si consolano.
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Regina Corinna Lucrezia Corinna
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