Il che ci dovria essere un ottimo essempio, che noi dovressimo sforzarsi di essere più perfetti che sia possibile e non, per aver solo una buona parte, presumersi tanto, che ci paia non aver più bisogno di migliorar in cosa alcuna. Questo uccello è di natura maninconica, la sua carne non è molto facile da digerire, ma è però cibo delicato e di gran pregio; non si ha fatica di allevar i lor polli come gli altri, che si nutriscono in casa, percioché ne’ campi tra le biade, o in qualche siepe nascosa fanno il lor nido el uova e le covano e poi nati gli allevano alla campagna e dormono con essi sotto l’ali al discoperto. De gli altri polli domestici, come anitre, ocche, indie e sì fatti, non accade ch’io vi conti, che sapete meglio di me come si allevino nelle vostre ville; li quali sono saporiti al gusto ma di tardo nutrimento».
«Gli piccioni - disse Cornelia - sommamente mi agradano, sì perché sono gustevoli molto, come anco perché nudriscono assai».
«Parmi - disse Lucrezia - molto notabile la qualità del cigno così simile all’oca, che dicono che mor cantando».
«Canta - disse Corinna - perché prevede e predice la sua morte, la qual gli è causata da quelle tre penne che in sua vecchiezza gli passano il cervello. Certo - disse - che è raro costume il suo e degno da esser imitato da noi, che avemo intelletto per farlo con più ragione».
«Della fenice - disse Elena - è possibile che sia vero, che così unica viva e per tale maniera qual si legge, venga a rinovar la vita sua?».
«Questo può esser - disse Corinna - benché a noi paia gran cosa.
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