Oh che piacer vi avevamo».
«Certo che me ne ricordo - disse Verginia - e non veggio perciò l’ora che venga questo autunno per andar a goder de tali spassi, benché non vi essendo voi non mi sarà molto grato».
«Quell’uccellar a tordi, come vi piace egli?» disse Cornelia.
«Io mi sono - rispose Verginia - così abbattuta qualche volta di veder questo mio zio, c’ha detto Elena, il qual per esser ancor giovine si diletta di sì fatti intertenimenti, così nelle spinate presso casa tender le bacchette col vischio ed aver posto la civetta in mezo il prato, la qual per esser così mostruosa a gli altri uccelli, vedevansi come maravigliati accostarseli intorno per riguardarla e, a poco a poco, saltando di ramo in ramo, inavedutamente cascar ne i rami invischiati e quivi intricando i piedi e l’ali, restar preda in mano di noi che eravamo in prima nascosi, così tordi come altri uccelli; ma questo solazzo non mi gusta così come il primo».
«Ma - disse allora Leonora - mi piacerebbe, s’io fussi un uomo, andarmene su un buon cavallo a falcone e pigliar delle buone starne o quaglie e mi par che mi saria di gran satisfazione».
«Basta - soggiunse Elena - in tutti questi nostri spassi non possiamo già far senza gli uomini anzi non ne gusteressimo alcuno di loro».
«Oh - disse allora Cornelia - da ciò son buoni essi, cioè da uccellare, ingannare e prendere, anzi questo è il lor proprio mestiero, ma noi non ne sappiamo, né possiamo farlo e perciò, quando vogliamo essercitarsi in tali cose, ci bisogna imparar da loro e servirsi del loro aiuto come esperti e pratichissimni che vi sono».
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